Laura Belli, di Gekofar, è stata recentemente eletta presidente di AIP, associazione di categoria molto attiva e anello di collegamento con le istituzioni. Le abbiamo fatto qualche domanda per capire quale sia la situazione dell’importazione parallela in Italia e quali potrebbero essere gli obiettivi da perseguire come presidente di AIP.
L’Importazione Parallela in Italia ha da poco compiuto 25 anni. L’attività, infatti, è regolata da un decreto del 29 agosto del 1997. Si tratta di un documento di poche pagine che doveva sancire il via di questa nostra attività e che, successivamente, sarebbe dovuto arrivare a un proprio perfezionamento. Questo non è avvenuto ed è fondamentale che questo decreto venga ripreso in mano, aggiornato e completato.
AIP è un’associazione molto importante nel ruolo dell’importazione parallela e, proprio grazie all’associazione, si sono ottenuti dei risultati importanti dal punto di vista del riconoscimento dell’Importazione Parallela (e degli importatori) da parte di istituzioni come AIFA e il servizio sanitario nazionale. Parlando di obiettivi, ai primi posti metto sicuramente l’opportunità di migliorare i rapporti istituzionali. Occorre un dialogo quasi quotidiano con AIFA e col Ministero della Salute, al fine di far capire una caratteristica fondamentale dell’Importazione Parallela: il risparmio, per le casse nazionali e per i consumatori finali. Occorre davvero provare a cambiare il modo in cui l’Importazione Parallela viene percepita: non si tratta solo di una lecita operazione commerciale ma è un modo per calmierare i prezzi dei prodotti di marca e di quelli ad alto consumo.
L’Importazione Parallela soffre dalla mancanza di un decreto specifico, che vada ad aggiornare quello del 1997. Questo è sicuramente un traguardo al quale puntare: nei prossimi anni, occorre migliorare e completare il decreto esistente. Ci sono degli aspetti critici, per gli importatori, che vanno sicuramente risolti e sistemati, per non mettere a rischio il settore e, tra l’altro, anche contribuire ad un maggior risparmio per il Servizio Sanitario E Nazionale e per il paziente.
In altri paesi, come Danimarca o Germania, per esempio, l’Importazione parallela rappresenta fino al 25% del volume di movimento e vendita dei farmaci. In quelle nazioni, l’attività poggia su delle normative specifiche, dove vengono anche definiti i vantaggi per i rispettivi servizi sanitari nazionali. Il mercato, nei paesi citati, è vivo e ha una propria utilità nell’ambito della filiera farmaceutica. L’utilità dell’Importazione Parallela In Italia non è mai stata recepita a livello istituzionale, limitando sia azione che percezione di quest’ambito. Quello che mi prefiggo è proprio di costruire un dialogo costante e solido, che porti al completamento del decreto e che risolva – giusto per citare un grande scoglio – alcuni impedimenti burocratici che rallentano il nostro lavoro. Avere una voce unica, che dia forza al settore verso le istituzioni, è uno dei miei obiettivi. Per questo, vorrei avvicinarmi anche ad AIM per trovare quella voce unica, comprensiva delle sfumature di ognuno, di cui il nostro settore in Italia ha bisogno.